UMANI, TROPPO UMANI

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Gli animali spesso ci sorprendono, l’aver impostato la nostra vita e la nostra cultura nei millenni in modo totalmente antropocentrico ci ha fatto credere di essere gli unici “animali” a provare sentimenti, invece in natura esistono comportamanti sorprendenti e spesso più “umani” dei nostri.

Da quanto riporta lo storico Diogene Laerzio, Diogene di Sinope, detto il Cinico o il Socrate pazzo, soleva spesso dire “più conosco gli uomini e più amo il mio cane”, intendendo in questo come un cane, seppur considerato essere inferiore, era incapace di fare volontariamente dei torti, mentre, al contrario, cercherà sempre, a modo suo di farti felice, cosa che gli uomini non sanno fare gratuitamente.

Ma non finisce qui, dalle osservazioni animali si è scoperto che gli umani sono rimati più animali di quanto credano, infatti in natura esistono comportamenti sociali spontanei molto simili ai nostri e non parliamo dell’aggregarsi, ma di vere e proprie cerimonie che sono inutili per la sopravvivenza e non generano alcun valore aggiunto ad essa, mentre alla società danno molto.

Tra questi abbiamo i funerali, o qualcosa di simile, celebrati dagli elefanti.

Di questi grandi animali era già stato osservato un comportamento “militare” in caso di pericolo, se aggrediti o si sentono in pericolo non solo l’esemplare più grande, il capobranco, pone il suo corpo tra il pericolo ed il branco. ma gli altri sistemano i soggetti più deboli o malati al centro di una sorta di recinto prodotto dai loro corpi e si fanno a vanti a turno ad affrontare il nemico, in un sistema che ricorda molto l’erganizzazione di un piccolo esercito.

Se questo già di per sè sorprende, ancor più sorprendente è quendo un membro del gruppo muore, gli altri elefanti non lo abbandonano subito, ma a turno, come per portare omaggio al deceduto, si avvicinano ordinati e ne ricoprono il corpo con rami e terra, spesso sollevando e manipolandone le ossa come per ricomporle e fino a fine cerimonia che può durare parecchio si allontanano brevemente solo per mangiare e bere.

Addiruttura è staot osservato che questi comportamenti sembrano maggiormente espressi quando il corpo deceduto apparteneva a una matriarca, inoltre anche se il branco si sposta nel tempo la zona con i resti del conspecifico rimane frequentata durante gli spostamenti con un rituale che si ripete nel tempo, un vero e proprio cimitero degli elefanti dove tornare a salutare i propri cari.

E non è ancora tutto, se altre specie, come i delfini, hanno rituali funebri e persino le scimmie sembrano essere interessate non tanto al corpo del defunto quanto ad una sorta di breve addio, che ancora non è stato derubricato completamante da semplice curiosità naturale, gli scimpanzé variano il loro comportamento a seguito della morte di un compagno del gruppo e nel caso dei gorilla… beh, qui ci superiamo.

Dopo la perdita di un menbro del gruppo non è raro che i membri inizino ad emettere dei veri e propri richiami vocali armionici che iniziano da un singolo soggetto per continuare conlaggregazione di altri fino ad ottenere una sorta di coro tra i vari membri del gruppo.

Una cerimonia funebre? Una celebrazione della memoria? Uno sfogo di dolore per la perdita? Nessuno puà dirlo, ma quando guardiamo agli animali non cerchiamo comportamenti umani, quelli li abbiamo inventati noi, cerchiamo piuttosto negli umani quali comportamenti animali sono ancora attuali, potremmo imparare molto.