Ci sono città che danno i numeri. E alcune sono assai famose, come Genova e Venezia. In queste città lungo le vie non c’è una numerazione civica progressiva, a cui siamo generalmente abituati, ma troviamo lo stesso numero civico due volte, solo che uno è di colore blu e uno di colore rosso, a significare che a quel numero corrispondono due diverse abitazioni, una per il blu e una per il rosso. Oppure la numerazione non è affatto progressiva, come nel caso di Venezia, dove l’eredità austriaca ha fatto sì che nella stessa via si salti dal numero 2 al numero 64, pur essendo una casa adiacente all’altra.
L’origine del numeri nelle città
Ad avere per prima l’idea di utilizzare un sistema ordinato per le strade ed i numeri civici in Europa sembra essere stata la Francia, a Parigi, dove il sovrapporsi delle case, la moltiplicazione degli ingressi delle abitazioni affacciati sulle vie e la toponomastica caotica stava rendendo la vita difficile a chiunque volesse orientarsi. E la Francia ha esportato questo sistema ordinato, purtroppo con alcune eccezioni.
Il “caso” di Venezia
Il caso limite, ancora in essere, è forse Venezia, dove – come anticipavamo prima – la numerazione austriaca in vigore dal 1786 ancora oggi affianca ed alterna in gran parte numeri civici. Risultato: i numeri civici delle vie sembrano scritti a caso e questo perché il numero civico veniva assegnato in base all’ordine temporale di costruzione dell’edificio.
Dare i numeri in città è un’esigenza
Ma dare i numeri è un’esigenza relativamente moderna, l’incremento urbanistico e le progressive difficoltà di individuare gli edifici, spesso identificati per proprietà o funzione, resero indispensabile trovare una soluzione ordinata, così i primi numeri furono assegnati partendo dall’edificio che si conosceva meglio o era considerato più importante. È solo nel Settecento che si iniziò a sperimentare il sistema oggi più usato al mondo di assegnare i nomi alle vie e all’interno di esse numerarle assegnando numeri civici.
Il doppio colore dei numeri civici (blu e rosso, ad esempio) furono introdotti all’inizio del Novecento per distinguere gli ingressi delle abitazioni civili da quelli delle attività commerciali rendendo facilmente distinguibili gli uni dagli altri. In Italia abbiamo casi come Genova, dove la numerazione nera e rossa risale al 1855 (anche qui stesso numero ma di due colori diversi per indicare due edifici differenti), mentre a Savona i numeri civici sono rossi e blu invece che rossi e neri. Tutti sistemi ormai in fase di declino, in quanto l’usanza più diffusa negli ultimi anni è quella di dividere la via in particelle uguali e di assegnare i numeri in modo ordinato, affinché sia la distanza a fare la differenza. Ma non dimentichiamo un caso limite del passato: a Roma, la via Trionfale, dopo una prima parte con numerazione tradizionale, utilizza come numero civico la distanza dal Campidoglio espressa in metri, arrivando fino al civico 14.500.