LE PALLE DEL TORO

Quando le tocchi allontanano la sfortuna, i vigliacchi si dice non le abbiano e quando sono impanate e fritte si chiamano animelle, ma a Milano, in Galleria Vittorio Emanuele II, vi sono palle speciali che tutti voglio schiacciare.

Si tratta delle palle di un toro raffigurato a mosaico sul pavimento all’interno dello stemma della Città di Torino e così consumate dall’uso da essere sparite da tempo.

Trovare il posto non è difficile, c’è sempre un gran viavai di curiosi e molto spesso una coda di persone che si vogliono cimentare nell’opera di schiacciamento, ormai diventata una tradizione con tanto di cerimonia codificata.

Una volta arrivati al centro della grande galleria, proprio sotto l’ampia cupola di vetro, sul pavimento non sarà difficile scorgere il mosaico dello stemma di Milano attorniato da quelli delle altre città italiane: Roma con la Lupa, Firenze con il suo Giglio e Torino, con il suo Toro Rampante che l’artista originariamente aveva dotato di grossi attributi, così evidenti da non passare inosservati.

Si dice che proprio per questa caratteristica, poco dopo il termine dei lavori di costruzione della galleria, alla vista di cotanta ricchezza si diffuse in fretta l’idea toccarli portasse bene e che, per non farsi scorgere troppo, i passanti lo facessero calpestandoli trascinandovi sopra il piede fingendo un semplice passaggio su di essi.

Questo strano comportamento non passava proprio inosservato, ma tutti tacevano per scaramanzia, così, con il passare del tempo, qualcuno ipotizzò persino un qualche potere del gesto legato alla fertilità spingendo qualche signora più temeraria ad accarezzare il pavimento con le mani o con il con il piede nudo o persino a sedercisi sopra facendo correre addirittura l’assurda voce che in alcuni frangenti gli organi dell’animale potessero prendere vita, ma l’uso del piede, rapido e più discreto, è sempre stato preponderante.

Alla fine tutti indistintamente, uomini, donne e persino bambini, calpestano da sempre le palle del toro arrivando a farlo più volte ed insistere sopra di essere facendo dei giri con il tacco della scarpa.

In questo modo, piano piano la scaramanzia mutò le proprie usanze, ad alcuni bastava un solo giro completo del tacco per sentirsi fortunato, altri dovevano farne tre e addirittura c’è chi sostiene che la cosa funzioni solo una volta all’anno, ovvero a mezzanotte di capodanno, ma l’unico a rimetterci e sempre e solo il povero toro, che ormai non ha più le palle da tanto tempo, in passato queste venivano frequentemente restaurate, ma a causa del troppo uso e dell’usura continua prodotta dal gesto l’amministrazione comunale finì per sostituirle con una più resistente borchia in ottone, più resistente ma alla fine anch’essa sparita lasciando al suo posto un profondo buco conico.

Quando passate in galleria, mi raccomando, siate gentili con le palle del toro!