PARETI TAPPEZZATE DI TESCHI

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Nessuno sa a chi appartengano, ma certo più che macabri sono suggestivi i numerosi teschi che compongono l’arredamento della cappella dell’ossario della chiesa di San Bernardino a Milano.

Entrando nella piccolo santuario adiacente alla più grande Basilica di Santo Stefano Maggiore da Piazza Santo Stefano si può pensare di accede ad un edificio sacro tradizionale, ma svoltando subito a destra e dopo aver percorso un breve e stretto corridoio, si accede all’incredibile ossario con le alte pareti scure interamente ricoperte di ossa e la splendida volta affrescata nel 1695 da Sebastiano Ricci con un “Trionfo di anime in un volo di angeli” al centro e, nei pennacchi della volta, la gloria dei quattro santi protettori: santa Maria Vergine, sant’Ambrogiosan Sebastiano e san Bernardino da Siena).

Seppur l’ambiente non sia molto ampio la quantità di ossa presenti sulle pareti impressiona davvero, molti hanno avanzato l’ipotesi che esse fossero appartenute ai numerosi martiri cristiani uccisi dagli eretici ariani al tempo di Sant’Ambrogio, ma non sembra una tesi valida, rendendo più probabile si tratti dei pazienti morti dell’ospedale del Brolo che vi sorgeva proprio accanto, dei priori e confratelli che lo dirigevano, dei condannati alla decapitazione, carcerati morti nelle prigioni dopo il 1622 (cioè quando il loro cimitero risultò insufficiente), membri di famiglie aristocratiche che erano sepolti in sepolcri vicini, canonici della vicina basilica di Santo Stefano e quanti in ogni caso morissero nei paraggi.

Le ossa disposte nelle nicchie, sul cornicione, attorno ai pilastri, sui fregi delle porte creano una decorazione che fonde il senso macabro in modo curiosamente non così inappropriato con la grazia del rococò, al punto che nel 1738 re Giovanni V del Portogallo venne talmente colpito dalla cappella, che decise di replicarne l’idea in ogni particolare a Évora, vicino a Lisbona ed è oggi nota come Capela dos Ossos.

Di Alonso de MendozaOpera propria, Collegamento