IL MISTERO DELLA CASA DI LUCIA MONDELLA

IL MISTERO DELL'ABITAZIONE DELLA PROTAGONISTA DEI PROMESSI SPOSI DI ALESSANDRO MANZONI

Lecco è la città dove Manzoni ha ambientato uno dei suoi romanzi più famosi: I promessi sposi.

Alessandro Manzoni conosceva molto bene i dintorni, avendo abitato a Lecco dove si trova ancora la sua villa, e moltissimi sono i luoghi cosiddetti “manzoniani” nella zona, alcuni certi, altri presunti, luoghi che hanno scatenato la curiosità e anche fantasia di molte persone nel corso dei secoli.

Una curiosità, però, svetta su tutte le altre: esistono ben due case di Lucia Mondella e conseguenti due chiese di Don Abbondio.

Ma se fosse solo per la disputa sarebbe ben poca cosa, la discussione su quale delle due case possa essere quella descritta nel romanzo è da sempre così aspra e dura che avrebbe persino dato il nome alle due località nelle quali gli edifici sono situati: Aquate e Olate.

Aquate e Olate: “o qua” “o là”

La tradizione popolare vuole che il termine italiano Acquate sia la trasposizione del dialettale Quàa, che potrebbe significare qui, ovvero qui è la casa di Lucia, mentre il termine Olate, Olàa in dialetto, potrebbe significare o là, celebrando un significato particolare, ovvero che nel dubbio della collocazione della casa di Lucia i lecchesi alla domanda dove sarà? rispondevano “o quàa o làa” e dunque Acquate o Olate!

Immagine Francesco Gonin [Public domain]

Entrambi i luoghi si trovano nella zona nordorientale della città di Lecco ed entrambi  rispondono perfettamente alla descrizione del romanzo, anche se Olate è il rione più probabilmente ed ampiamente identificato come il paese di entrambi i protagonisti.

Nessuna grande differenza: entrambe le case sono costruite nello stile semplice lecchese rappresentativo del tempo di Manzoni, edifici lineari a due piani con ballatoio e scale di legno e antistante cortile.

La presunta casa di Lucia ad Olate è oggi una residenza privata e non è visitabile e solo se si è fortunati, passandovi davanti quando il portone d’ingresso è aperto, si può scorgere il cortile in cui Manzoni avrebbe descritto Lucia correre verso Renzo gridando: “lo sposo! lo sposo!”. La chiesa poco distante sarebbe, quindi, quella di Don Abbondio.

Ad Acquate, invece, la casa, caratteristica e intima grazie alla posizione tranquilla in cui si trova, ospita oggi un’osteria ed è visibile solo ai clienti. Dal cortile si può vedere lo zucco dove sorgeva il Palazzotto di don Rodrigo ed anche qui la vicina chiesa, raggiungibile in due minuti a piedi, sarebbe quella di don Abbondio.

Non essendoci al momento altri indici, il mistero non è destinato a dissiparsi in fretta ed entrambe le case restano nella tradizione le case di Lucia, dando vigore e perpetuando l’opera del Manzoni attraverso questi luoghi. In fondo poco importa quale delle due case sia quella descritta nell’opera e probabilmente non lo è nessuna delle due, dato che, trattandosi di un romanzo, la descrizione potrebbe essere la sommaria ripresentazione di un luogo conosciuto dal manzoni e non necessariamente a Lecco, resta il fatto che oggi, visitandolo, si possa ancora spaziare con la fantasia e vivere, almeno per un momento, l’atmosfera e le emozioni che producono gli eventi del libro.