IL CASTELLO DI BIANCANEVE È IN GERMANIA

By Unknown author - This image is available from the United States Library of Congress's Prints and Photographs division under the digital ID ppmsca.00179, Link

C’era una volta nella Contea del Cigno un bellissimo castello, era chiamato “Roccaforte del Cigno”…

Il castello esiste davvero, non è una fiaba. E’ il castello di Neuschwanstein, in italiano “Nuova Roccaforte del Cigno”, e si trova a Schwangau, ovvero “Contea del Cigno”, in Baviera.

La costruzione è così impressionante e bella da avere ispirato nientepopodimeno che Walt Disney, che lo prese a modello per la realizzazione di alcuni tra i suoi più celebri film d’animazione: Biancaneve, Cenerentola, La bella addormentata e Rapunzel. Meno famose ma non meno impressionanti le produzioni della serie “I Cavalieri dello zodiaco”.

La sua costruzione risale alla fine del XIX secolo e si trova nei pressi di Füssen, come detto nella località di Schwangau, di fronte ad un altro conosciuto castello, quello di Hohenschwangau. Il suo nome, Neuschwanstein ricorda in italiano qualcosa come “Nuova Pietra del Cigno”, quindi “Nuova Roccaforte del Cigno”, dovuto al fatto che è stato l’ultimo castello costruito nell’area di Schwangau, o Contea del Cigno, e per di più sulle rovine di una precedente fortificazione già chiamata Schwanstein.

Ma se è così suggestivo non è un caso, il castello fu fortemente voluto da dal re Ludovico II di Baviera, per ritirarvisi personalmente e per la sua costruzione si ispirò al genio del musicista Richard Wagner che amava moltissimo, al punto che proprio il suo nome trae origine da Lohengrin (inizialmente Loherangrin), il Cavaliere del Cigno (Schwanritter) dell’opera di Richard Wagner cui è dedicato ed ambientato.

Ludovico era così geloso del suo progetto che pagò per la costruzione del palazzo con propri fondi e senza accedere al tesoro di Stato commissionando  e supervisionando personalmente l’opera all’architetto Eduard Riedel ed agli scenografi Christian Janck e G. Dollmann per ottenere l’effetto scenico migliore.

Una volta terminato ne fu così affetto che vi si ritirava frequentemente, rimanere a lungo isolato dal mondo e trasformandolo in un vero o proprio rifugio personale.

La curiosità della popolazione per tale meraviglia crebbe con gli anni, al punto che dopo la sua morte, avvenuta nel 1886, il castello fu immediatamente aperto al pubblico sotto pressione dell’opinione pubblica estremamente incuriosita e desiderosa di visitare quello che veniva decantato come un progetto incredibile e fantasioso.

Oggi è certamente uno dei castelli e fortezze più visitate in Europa, quasi un milione  e mezzo di visitatori l’anno calcano i suoi pavimenti con punte di 6/7000 al giorno durante le giornate estive ed essendo aperto al pubblico fin dal 1886 si calcola che almeno 60 milioni di persone lo abbiano già visitato.

L’impatto esterno non è tutto ed è così impressionante che è stato giù più volte proposto per essere inserito tra le sette meraviglie del mondo moderno.

Tutte le sale sono decorate con motivi wagneriani ad eccezione della sala del trono, che ne è priva non essendo stato terminato in tempo prima della morte del re, e che possiede un’atmosfera sacrale simile a quella di una cappella palatina.

All’interno stanze di ogni tipo, persino una che riproduce molto realisticamente una grotta con stalattiti e stalagmiti e persino una cascata.

Re Ludovico I amava la bella vita, era disinteressato alla politica, spendaccione e sognatore ed impegnò tutto il suo patrimonio nella costruzione del castello, sovraintendendo ai lavori da quello vicino di Hohenschwangau.

Forse anche per questa sua mania venne dichiarato pazzo dal Consiglio di Stato senza nemmeno una visita medica, fu imprigionato e dopo poco, a soli 41 anni, annegò in circostanze ancora misteriose.

Il “Re Pazzo Ludovico”, come veniva chiamato, sospettando un complotto contro di lui, aveva dato ordine al custode del castello di interdire le visite dei curiosi dopo la sua morte, per fortuna non è stato così e la visita al castello è oggi una delle cose da non perdere.

Foto Public Domain U.S. Library of Congress‘s Prints and Photographs division – precedente al 1923 Link