Il Piemonte è tradizionalmente la patria dei grandi vini rossi, già noti e apprezzati nel Medioevo. Inoltre, le radici della vitivinicoltura della regione affondano nel passato, poiché le prime tracce note risalgono al X secolo. Fu con la colonizzazione romana, tuttavia, che la viticoltura divenne onnipresente e diffusa nella regione.
I vigneti si trovano principalmente nelle zone collinari della regione e, in misura minore, sulle creste delle montagne. Nonostante le difficili condizioni di coltivazione presentate dalle Alpi che circondano Torino, ma grazie all’uso di tecniche di vinificazione idonee, le viti di montagna producono vini davvero unici, apprezzati da un vasto numero di appassionati di vino, sia in Italia che all’estero.
Sebbene le tecniche di vinificazione abbiano contribuito alla produzione di grandi vini, il merito principale di ciò va alla grande varietà di vitigni di grande qualità presenti nella regione. Infatti, il Piemonte ha un enorme patrimonio viticolo, che comprende, trra le altre, varietà ben note come Nebbiolo, Barbera, Dolcetto, Arneis, Moscato, Grignolino, Freisa, Bonarda e Croatina. Oltre a questi principali vitigni autoctoni, o nativi, ci sono molte altre varietà meno note, come nel caso dei vitigni Doux d’Henry, Becuét, Chatus e Nascetta.
I vigneti regionali producono sette vini DOCG e 45 DOC. Per quanto riguarda la denominazione di origine, il Piemonte insieme alla Valle d’Aosta sono le uniche due regioni italiane che non producono vini IGT.
Vitigno | DOC | DOCG |
Arneis |
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Avanà |
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Barbera |
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Bonarda |
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Brachetto |
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Cortese |
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Croatina |
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Dolcetto |
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Doux d’Henry |
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Erbaluce |
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Grignolino |
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Freisa |
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Malvasia di Schierano |
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Malvasia Nera |
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Moscato Bianco |
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Nebbiolo |
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Pelaverga |
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Uva Rara |
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Vespolina |
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Bianchi
Arneis
Questo vitigno è coltivato in Piemonte da secoli, ed è citato in scritti del 1800 dall’autore Rovasenda. Si ritiene che il suo nome derivi dal dialetto locale per mandorla, per via del profumo dell’uva. In Piemonte questo vitigno si trova nelle zone del Roero e delle Langhe in provincia di Cuneo. Fuori dal Piemonte l’Arneis si trova in Sardegna, dove la coltivazione è autorizzata in tutte le province. Il vino è fine con buona personalità, un profumo distintivo con intense note di frutta. Il corpo è ricco con moderata acidità. Con uve parzialmente appassite produce seducenti vini da dessert, mentre dà risultati meno entusiasmanti quando trasformato in vini spumanti.
Cortese
I buoni e morbidi vini prodotti con quest’uva hanno fatto guadagnare al vitigno il nome di Cortese (o gentile). In Piemonte è ampiamente coltivato nella provincia di Asti, sulla riva destra del fiume Tanaro, così come nella provincia di Alessandria, Novara (nel comune di Gavi), Cuneo, (nella bassa valle Belbo). Inoltre questo vitigno si trova nell’Oltrepò Pavese e nella parte occidentale del Veneto. Si trova anche in quantità minori in altre regioni italiane e all’estero.
L’uva Cortese produce vini piacevoli, spesso freschi e leggeri, o più complessi e strutturati, con spiccata personalità ed eleganza. A volte viene utilizzato per produrre vini spumanti secchi.
Erbaluce
Questo vitigno antico, la cui presenza nella regione è attestata fin dal XVII secolo, deve il suo nome alla luminosità e alla luminosità dei suoi acini. È coltivato nel Canavese, nella Serra d’Ivrea e sulle colline che circondano il lago di Viverone, in provincia di Torino, oltre che in alcuni comuni della provincia di Biella. Da tempo è coltivato anche in provincia di Novara, dove è chiamato Greco.
Le uve hanno un’elevata acidità e possono essere utilizzate per produrre un’ampia varietà di tipologie di vini: dagli eleganti spumanti secchi, ai vini secchi dal profumo fine e dal palato fresco e leggermente acido, fino a importanti vini passiti, con o senza aggiunta di alcol extra.
Rossi
Barbera
Sebbene le prime notizie relative a questo vitigno nella regione risalgano al 1514, è solo nell’Ottocento che troviamo documenti ufficiali che lo menzionano. Non c’è dubbio che il Barbera sia il più coltivato tra i vitigni piemontesi. Infatti, si trova in abbondanza nelle province di Asti e Alessandria, ma anche in quelle di Cuneo e Torino, oltre che in altre zone del Piemonte. In altre regioni il vitigno è coltivato in quantità consistenti nell’Oltrepò Pavese (o sponda pavese del fiume Po), nei Colli Piacentini, in Franciacorta, in Umbria, in Campania, in Sicilia e in altre regioni italiane. Inoltre il vitigno ha varcato l’oceano e si trova in vari paesi del mondo, tra cui Slovenia, Croazia, California, Argentina, Uruguay, Brasile, Messico e Australia.
Dal punto di vista enologico, la Barbera è molto duttile. Caratteristicamente, le uve hanno un’elevata acidità e sono utilizzate nella produzione di un’ampia varietà di tipologie di vino. Sul mercato si possono trovare Barbera giovani e di medio corpo, così come Barbera Spumante (in versione frizzante), sia rosse che ‘vinificate in bianco’, il che significa che la buccia dell’uva è stata separata dal succo subito dopo la pigiatura, prima che iniziasse la fermentazione. Il Barbera viene utilizzato anche per produrre vini novelli.
In ogni caso, è con uve completamente mature che il Barbera dà il meglio di sé, producendo vini rossi ricchi e generosi, spesso di grande eleganza, soprattutto se invecchiati per un anno o più in botti o tini di legno.
Una curiosità, si dice IL Barbera o LA Barbera? Secondo l’enciclopedia Treccani sono accettabili entrambi gli articoli, infatti il problema non si pone per moltissimi vini perchè i loro nomi sono per lo più maschili con la lettera finale in -o (il chianti, il barbaresco, il morellino, il negramaro, …), tuttavia alcuni di questi, come nello specifico caso, terminano in -a, facendo tendere ad un uso femminile della parola (la barbera, la bonarda, la freisa, …), in questi casi l’uso più comune è di indicare al femminile il vino ed al maschile il vitigno, distinguendo così tra i due. I tutti i casi con il vino non si sbaglia mai.
Bonarda
Questo vitigno è chiamato con vari nomi e, a volte, erroneamente assimilato ad altre varietà. Quest’uva è prodotta solo in Piemonte, in particolare sulle colline torinesi (Chierese), e sulle vicine colline astigiane, tra gli altri, nei comuni di Castelnuovo Don Bosco, Albugnano e Pino Torinese, ma si trova anche a Pinerolo, nella Bassa Val Susa e, più raramente, nel Canavese.
La Bonarda produce vini dal colore intenso, caratterizzati da profumi intensi che, a volte, presentano note aromatiche diverse. Inoltre i vini sono strutturalmente equilibrati e invecchiano bene. Sebbene sia utilizzata principalmente in blend, quest’uva può produrre vini varietali abbastanza buoni.
Freisa
La Freisa è tra i vitigni storici del Piemonte. È ampiamente coltivata nel Monferrato Astigiano, così come nelle zone del Casalese e del Chierese in provincia di Torino, e attorno ad Alba in provincia di Cuneo. È presente in tutto l’arco prealpino che si estende da Saluzzo, attraverso il Pinerolo e il Canavese, fino ai Colli Novaresi. Fuori regione è presente in piccole quantità nella provincia di Vicenza.
Sebbene leggermente tannica, l’uva conferisce un gradevole profumo di frutta con profonde sfumature di lampone e frutti di bosco. Vini vivaci, leggermente frizzanti e talvolta vagamente dolci, evidenziano le caratteristiche di quest’uva. Il colore e la struttura sono adeguati per produrre vini secchi varietali, buoni per un consumo precoce o un invecchiamento moderato, nonché per uvaggi con altri vitigni. Il Monferrato Casalese produce un uvaggio tradizionale con il Grignolino.
Dolcetto
Coltivato nelle Langhe fin dal Medioevo, questo vitigno deve il suo nome alla dolcezza dell’uva. Attualmente è ampiamente coltivato nelle province di Cuneo (Langhe e dintorni di Ormea), Asti (Colli del Monferrato) e Alessandria (intorno ad Acqui, Ovada e Tortona). Si trova nell’Oltrepò Pavese e in tutte le zone pedemontane e alpine del Piemonte. Nelle zone elevate, la maturazione precoce di questa varietà produce ottimi risultati. Si trova in alcune zone della vicina Liguria, in provincia di Imperia, a Pieve di Teco e Pornassio.
I vini Dolcetto hanno un colore rosso rubino intenso con riflessi viola. Il naso è intenso, con sentori di ciliegia e frutta rossa macerata, a volte con una leggera nota di mandorla, soprattutto se bevuti giovani. Altre caratteristiche tipiche sono la bassa acidità e il retrogusto gradevole, leggermente amarognolo. Sono vini da bere giovani, o dopo un breve invecchiamento.
Grignolino
Questo vitigno era già stato identificato nel 1700. I vini varietali sono per un consumo precoce, con colore rubino sbiadito con riflessi aranciati. Il profumo è leggermente floreale con caratteristiche note di pepe nero. Al palato è secco e rivela tannini pronunciati. In blend con piccole quantità di uve Barbera e/o Freisa, la varietà Grignolino produce vini armonici con colore più intenso, che possono essere moderatamente invecchiati.
Nebbiolo
Più di ogni altro vitigno autoctono o antico piemontese, il Nebbiolo è quello che ha proiettato la regione nel mondo dei vini superiori, in una continua competizione con la Toscana per la posizione di leader. È coltivato nella provincia di Cuneo, nelle Langhe e nel Roero, così come nel Canavese, ma soprattutto nel comune di Carema, in provincia di Torino. Lo si trova nel Biellese, nell’Alto Vercellese, nel Novarese e, in minima parte, nell’Astigiano.
Il vitigno prende il nome dalla nebbia per due motivi: primo per la sua maturazione tardiva, viene raccolto quando le colline prealpine sono avvolte dalla nebbia mattutina e secondo perché gli acini sono ricoperti da un’intensa patina di pruina, che nasconde il naturale colore violaceo del grappolo sotto una patina grigio-argento, come se ogni acino fosse avvolto da una fitta nebbia.
Le menzioni storiche di questo vitigno nella regione risalgono al 1300. Si dice che nel 1400 il vescovo di Torino chiese di essere pagato per l’affitto dei campi di proprietà della Chiesa cattolica nella zona, con botti di vino Nebbiolo, piuttosto che con denaro. Sebbene a volte queste uve siano utilizzate per produrre rari vini novelli e, per quasi un secolo, vini speciali dolci, come spumanti, e arricchiti con alcol extra o aromi naturali, l’uva dà il meglio di sé nella produzione di vini di grande corpo e struttura. Quando sono invecchiati per un certo periodo di tempo, questi vini acquisiscono complessità ed eleganza così notevoli da metterli al top, in compagnia dei migliori vini prodotti al mondo.
Non va dimenticato come il Nebbiolo sia alla base del successo di vini annoverati tra i più pregiati al mondo, come quelli prodotti nei comuni di Barbaresco, Barolo e Gattinara.
Il vino Nebbiolo completamente maturo presenta un profumo decisamente vivace di frutta, sottolineato da sentori di fiori secchi, spezie e, a volte, catrame. Al palato rivela tannini moderati e corpo ben sviluppato. Solitamente utilizzato per produrre varietali, in alcune zone è assemblato con altri vitigni autoctoni, come Vespolina, Croatina e Uva Rara. Anticamente, una piccola percentuale di uve Barbera veniva assemblata con il Nebbiolo.
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