Costumi e buone maniere

Ci sarebbero molti suggerimenti su come mangiare, sedersi, chiedere, spostarsi e comportarsi in generale, ma ormai lo avrete capito, l’educazione ed il rispetto sono la cosa più importante in Giappone, quindi, nel dubbio, siate sempre cortesi e riceverete cortesia.

Pur tuttavia ci sono tradizioni giapponesi che vale la pena di sottolienare, dal comportamento generale ad alcuni cerimoniali molto importanti, quali l’inchino, lo scambio di biglietti da visita, la preparazione al cibo ed altre abitudini che descriveremo più estensivamente di seguito.

Prima, però, le regole generali:

 

Evitate di toccare le persone

Tocchi fisici come colpetti sulle spalle, abbracci, baci e qualsiasi altra effusione in pubblico, anche se tra amici intimi o in famiglia, non fanno parte delle abitudini giapponesi, altrimenti si stringerebbero la mano come facciamo noi invece di inchinarsi a distanza per i saluti.

Seguendo questa filosofia e considerato solo la rara e moderna apertura, indispensabile negli affari internazionali, alla stretta di mano, qualsiasi altro contatto fisico non necessario è considerato sconveniente, soprattutto in pubblico, dove non vedrete mai, salvo qualche emarginato ribelle tra i giovanissimi, tocchi fisici tra estranei, amici e persino amanti che non si tengono per mano e/o si abbracciano all’aperto, senza contare i baci che sono riservati all’ambiente intimo, chiuso e privato.

Quindi, qualsiasi cosa facciate, siate cortesi, gentili, non spazientitevi e soprattutto, non toccate nessuno per nessuna ragione se non vorrete guadagnare immediatamente un nemico giapponese.

Più sotto troverete istruzioni su come fare in tutte le occasioni.

 

Un mondo senza pattumiera

L’uso di un bidone della spazzatura è essenziale nelle grandi città per mantenerle pulite e in ordine, ma un cestino per la strada o bidone della spazzatura è qualcosa di davvero difficile da trovare in Giappone, la ragione di tutto ciò è che a seguito di alcuni gravi attentati, specie nelle aree molto affollate e sensibili, l’assenza di cestini per l’immondizia rende più visibili eventuali oggetti, borse o altro abbandonati per strada e prevenire così ogni problema.

La pulizia, quindi, non è solo educazione, ma anche prevenzione, può, però, capitare di vedere persone che lasciano i rifiuti per strada e di solito non soo sole, anche altri lo faranno nello stesso posto, ma se osserverete bene noterete qualche addetto nei paraggi che li recupera in fretta.

Queso comportamento è normale per molti giapponesi e non si tratta di mancanza di rispetto per chi pulisce, ma di collaborazione, in ogni caso, per uno straniero, l’approccio migliore è sempre quello di evitare di gettare qualsiasi cosa per strada e portarsi a casa i propri rifiuti per smaltirli correttamente.

Non è difficile, basta organizzarsi correttamente in tempo.

 

Evitate di mangiare camminando

Ecco un’altra regola che non va dimenticata, con la sola eccezione del gelato e dei dolci a questo scopo deputati, consumare alimenti camminando per strada, in Giappone, è un gesto del tutto inappropriato e quasi ovunque vietato dalla legge a seguito del grande sporcare dei molti turisti, lo stesso vale se bevete sostando vicino ad un distributore automatico o se lo fate appartati, rischiando comunque multe e sanzioni, oltre ad irritare le persone che vi osservano per caso.

Quindi, se dovete consumare un pasto veloce durante le vostre visite turistiche o bere una bevanda dissetante, trovate sempre un posto adatto e meglio se a questo deputato, come se ne trovano alle volte nei parchi, allontanandovi dai distributori automatici di cibo e bevande molto diffusi ovunque.

Tra i modi accettati, ma con moderazione, vi è mangiare cibi che non sporcano o sbriciolano mentre si è su un treno o un autobus locale, mentre sui treni espressi ed a lunga percorrenza è estremamente disapprovato.

Quindi, anche se in occidente è comune lo street food consumato passeggiando, in Giappone non è cosa da fare.

Foto di Jim Epler da Flikr

 

Non indicare col dito per strada

Non è educato farlo nemmeno da noi, in Giappone, però, è del tutto fuori luogo e se a causa delle differenze linguistiche e tradizionali è facile trovarsi in difficoltà, soprattutto per orientarsi nelle grandi città, sappiate che indicare le direzioni in Giappone può essere pericoloso.

Puntare il dito in una particolare direzione è tradizionalmente visto come un atto imperativo o una grave minaccia ed è usato solo in particolari occasioni, mai per strada, quindi, quando chiedete indicazioni a qualcuno, questi nel rispondervi non indicherà mai con evidenza una direzione puntando il dito indice e voi siete tenuti a fare altrettanto evitando gesti plateali ed aiutandovi il più possibile solo con le parole e se proprio non ce la fate, usate tutta la mano, MAI un solo dito per indicare per strada.

 

L’uso dei telefoni cellulari

Mentre dalle nostre parti è ormai consueto sentire persone che parlano al telefono urlando ed ancora più spesso ascoltare musica con gli altoparlanti a pieno volume, in Giappone la privacy è ancora tra i valori più alti della società, insieme al rispetto per gli altri, quindi, sarà davvero difficile assistere ad una conversazione al telefono tra giapponesi, persino in metropolitana o nei luoghi più affollati.

Di conseguenza dovremo adattarci e non lasciarci mai andare a gesti plateali o molesti come chiassose conversazioni con i telefoni cellulari o ascoltare suoni disturbando i vicini senza le cuffie o gli auricolari e quando non potrete proprio fare a meno di chiamare in pubblico, tutti si aspettano che manteniate un livello di privacy accettabile, ovvero che parliate con voce calma e bassa e che non usiate il viva voce.

Atti differenti sono disapprovati dai passanti, vi classificheranno come molesti ed in ambienti chiusi potreste essere allontanati in maniera spiccia, i giapponesi sono gentili, ma sanno anche essere molto decisi.

Dettaglio da foto di Boris Thaser da Pxhere.

 

Ciabatte speciali per il bagno

Negli ambienti privati, hotel, ristoranti o abitazioni, in Giappone è comune trovare sempre un set speciale di pantofole davanti al bagno che è previsto siano da utilizzare solo mentre ci si trova in bagno e siano da rimettere esattamente nella posizione originale per la persona successiva.

In Giappone è molto comune togliersi i calzari per evitare di portare i germi della strada in ambienti dove ci si aspetta maggiore pulizia, è una tradizione millenaria che si attuava già quando nemmeno esistevano le strade come ricettario di malattie come le conosciamo noi oggi, quindi, è sempre bene togliersi le scarpe in ogni occasione dove è richiesto.

Ciò accade anche in alcuni ristoranti tradizionali, ma in bagno è quasi sempre previsto e dimenticare di rimettere le speciali pantofole da bagno nella loro posizione originale è disapprovato fino ad essere piuttosto imbarazzante se si cammina distrattamente con esse fuori dal bagno.

Dettaglio da foto di Andrew and Annemarie da Flikr

 

La Seduta “Seiza”

Seiza (正座), letteralmente “sedersi correttamente”, è il termine che i giapponesi usano per indicare la posizione seduta tradizionale e non è un’opzione, nei secoli in Giappone si sono sperimentate numerose posizioni per sedersi a gambe incrociate che potevano differire in base alle circostanze, agli abbigliamenti e ai luoghi ed alla fine alcuni modi hanno prevalso su altri, la seduta seiza ne è l’esempio.

Per capire perché, si deve risalire al grande uso del tatami, la tradizionale pavimentazione composta di tappeti di paglia di riso intrecciata e pressata, combinato con la rigida formalità predominante in passato nella classe guerriera per la quale questo tipo d’architettura fu ideata contribuendo in modo importante alla nascita dello stile seiza come metodo corretto per sedersi.

Anche se al giorno d’oggi nel Giappone moderno le stanze tradizionalmente arredate con il tatami ed i luoghi e le circostanze in cui si deve rispettare il seiza sono diventate piuttosto rare, conoscere questa seduta vi farà apprezzare se capitate in uno di questi casi dove viene utilizzata.

Il Seiza consiste in concreto nel sedersi a terra invece che su una sedia quando ci si trova su un tatami ed anche se altrove può sembrare un caso raro in Giappone ci sono ancora molte occasioni in cui è possibile sedersi in questo modo, sia quando si praticano arti tradizionali giapponesi che assistendo alla cerimonia del tè (cha no yu (茶の湯, “acqua calda per il tè”), molto amata anche dai turisti stranieri, quando si pratica la calligrafia (shodō 書道 “via della scrittura”) e la composizione floreale (ikebana 生け花), ma anche in particolari occasioni legate alla propria collocazione sociale e in altre convenzioni nelle quali sedersi secondo lo seiza, anche su speciali cuscini detti zabuton (座布団, letteralmente dei “futon su cui sedersi”) fa parte della tradizione.

Solitamente per chi è ferito oppure troppo anziano è considerato tollerabile sedersi su appositi sgabelli trasportabili e chiudibili anche quando sarebbe strettamente richiesto la seduta seiza, nelle occasioni molto formali è tuttavia sempre consigliato almeno tentare di sedersi secondo lo stile seiza, nel caso il tentativo fallisca o i dolori siano eccessivi, farsi aiutare a sistemarsi sullo sgabello che può anche essere collocato, chiuso, al di sotto dei piedi diminuendo la pressione sui medesimi.

Tuttavia, sedersi secondo questa posizione per chi non è avvezzo allo stile seiza non sarà facile e difficilmente riuscirà a resistere oltre i due minuti, la circolazione infatti rallenta in alcune parti delle gambe e spesso si manifestano il formicolio o, peggio ancora, la totale impossibilità di muovere le gambe, problemi che tendono a diminuire fino a scomparire quasi del tutto con l’esperienza che certo non è a favore degli stranieri.

Per capire di cosa parliamo si dica che generalmente, per sedersi correttamente, il ginocchio sinistro deve essere posato a terra per primo, seguito dal destro e dai glutei, che infine appoggiano sui talloni con le punte dei piedi che possono essere vicine o sovrapposte.

Tradizionalmente le donne si siedono con le ginocchia strette, mentre gli uomini le divaricano in una certa misura, in alcune arti marziali come il kendō o l’aikidō lo spazio tra le ginocchia è misurato da due pugni chiusi.

Bambini in preghiera – Dettaglio da foto di Tamaki Sono da Flikr

 

Aiutare gli altri non è sempre considerato positivo

In qualsiasi parte del mondo aiutare gli altri è un gesto positivo, avvicina le persone e le aiuta a risolvere situazioni complicate più velocemente, in Giappone, però, non è sempre ben considerato

La nazione tiene molto alla tutela dei più deboli, quindi se vedete qualcuno in difficoltà non preoccupatevi troppo perché normalmente ha già la soluzione che lo aspetta e sa come comportarsi, quindi, quando qualcuno ha bisogno di aiuto lo chiede, altrimenti farà da sé.

Ai giapponesi piace essere autosufficienti e sono normalmente molto competitivi in qualunque cosa facciano ed aver bisogno di aiuto può mostrare una propria debolezza, quindi non lo fanno molto volentieri, specie in uffcio o al lavoro, quindi siate sempre discreti, amichevoli ma anche attenti a rispettare l’elevato senso dell’orgoglio dei giapponesi.

 

Portate sempre un regalo con voi

Quando incontrate qualcuno, sia che vi inviti a casa che in ufficio, portate sempre un piccolo regalo con voi confezionato in modo elegante.

La pratica di non presentarsi a mani vuote è diffusa in tutto il mondo, in Giappone, però, è una sorta di obbligo in assenza del quale sarete considerati maleducati.

Ovviamente per gli incontri di affari non sarebbe strettamente necessario, ma arrivando da lontano portare un piccolo souvenir della propria terra vi farà fare un figurone.

Il cerimoniale prevede che il regalo sia sempre accettato anche quando superfluo, pur tuttavia è pratica comune che il destinatario del regalo si opponga inizialmente alla sua accettazione di un regalo, anche se la regola non si applica mai quando si viene ospitati nella propria abitazione da soli, in quel caso il regalo sarà preso e messo subito da parte.

 

Soffiarsi il naso in pubblico

Un’altra cosa che non dovrete mai fare in Giappone è soffiarvi il naso in pubblico, questa rumorosa pratica è considerata sconveniente ed offensiva, oltre che naturalmente, disgustosa quanto qualsiasi altra pratica che produca muco o altre adduzioni corporee.

Se proprio dovete compiere una di queste azioni, allora dovete trovare un modo per impedire che altri vi vedano e per questo motivo non è strano trovare persone che fiutano finché non riescono ad appartarsi per potersi soffiare il naso con la massima discrezione possibile.

Image by lyashenko on Freepik

 

Mai entrare in un luogo con l’ombrello gocciolante

Anche in Giappone piove, questo è normale, ma quando questo capita un’altra cosa da non fare è entrare in luogo chiuso con un ombrello gocciolante che deposita acqua ovunque

Per questa ragione all’ingresso di ogni locale vengono collocate apposite rastrelliere per custodire gli ombrelli bagnati e gocciolanti.

Solitamente nessuno ruba un ombrello in Giappone e per questo di solito sono lasciati incustoditi, talvolta può capitare di non trovare il proprio parapioggia perché è stato preso accidentalmente da qualcun altro, ma con tutta probabilità verrà restituito nella scatola al più presto od al massimo il giorno successivo, in ogni caso in molti luoghi la rastrelliera può essere dotata di appositi lucchetti il cui uso è gratuito.

Foto di Ethan Zuckerman da Flikr

 

Indossare due volte lo stesso vestito

Se passando per la strada noterete spesso molti vestiti ad asciugare sui balconi o attraverso le finestre, non meravigliatevi troppo, in Giappone è considerato disdicevole vestire lo stesso capo per due volte consecutive senza prima lavarlo, ragione per cui serve fare il bucato praticamente ogni giorno.

Per la stessa ragione è difficile vedere un giapponese vestito per due giorni consecutivi allo stesso modo e se non volete passare per sporcaccioni dovrete fare lo stesso, almeno a giorni alterni.

Si dice spesso che i giapponesi siano perfezionisti e questa non è altro che una conferma.

Foto di gullevek da Flikr

 

Pulirsi prima di fare il bagno

Potrebbe sembrare una contraddizione: perché pulirsi prima di fare il bagno?

In Giappone, però, questo è normale, prima di farsi un bagno, sia esso in una onsen (温泉 stazione termale) che in privato è obbligatorio farsi almeno una doccia per togliere lo sporco principale e solo dopo questa operazione ci si può concedere di immergersi in una corroborante e rilassante vasca piena di acqua calda.

Attenzione, però, anche il sapone non è previsto durante queste abluzioni perché il bagno non serve a lavarsi, per quello si fa la doccia, il bagno è solo un modo di eliminare dal corpo lo stress e rilassare i muscoli, quindi, che sia pubblica o privata, la vasca non serve per ripulirsi.

Saappiamo, però, che di nascosto nelle proprie camere di hotel talvolta i turisti nella vasca si lavano…

Foto di City Foodsters da Flikr

 

I saluti

Eccoci arrivati ad un capitolo importante, i saluti non sono una cosa banale in Giappone, non sono tutti uguali e, soprattutto, devono essere accompagnati dalle giuste mosse e per questo vedremo subito dopo gli inchini, che a loro volta sono diversi e fondamentali.

 

Stretta di mano o semplice inchino?

Qui le cose si complicano, normalmente i giapponesi cercheranno di tollerare la vostra cattiva educazione formale, ma tra conterranei esiste una etichetta davvero molto rigida, vediamo di cosa si tratta.

L’inchino è considerato il modo migliore di salutare in molti paesi asiatici, incluso il Giappone dove è ampiamente utilizzato anche sul posto di lavoro ed uno straniero proveniente da un paese dove la stretta di mano è la forma di saluto più normale potrebbe trovarsi in una situazione confusa.

Senza preparazione alcuna si potrebbe pensare di poter stringere la mano ed inchinarsi allo stesso tempo per mostrare un rispetto cordiale, al contrario è necessario utilizzare solo uno di questi tipi di saluto, fare entrambe le cose potrebbe imbarazzare la persona che abbiamo di fronte e comunicare qualcosa di differente confondendola, quindi va evitato.

Generalmente sarà sufficiente inchinarsi leggermente per ottenere l’effetto desiderato, ovviamente sorridendo, mentre tra loro i giapponesi si saluteranno in molti differenti modi, articolati tra loro, siamo sicuri che, dopo aver letto l’articolo, vi farete attenzione, scoprendo qualcosa di davvero stupefacente che rivela specifiche etichette da rispettare a seconda del proprio ruolo e della persona a cui ci si rivolge.

Il saluto (aisatsu 挨拶 in giapponese) è qualcosa di davvero tradizionale, insegnato fin da piccoli deriva da una lunga storia culturale che vede il rispetto delle gerarchie come qualcosa di fondamentale per i rapporti tra le persone e nei quali la posizione sociale di ciascun individuo è determinata da vari aspetti, come l’età, il lavoro, l’esperienza e persino il contesto sociale nel quale avviene.

La stessa lingua giapponese possiede una rigida gerarchia sociale nella quale i vari registri di linguaggio utilizzano determinate forme verbali più o meno formali, allo stesso modo i saluti variano a seconda della confidenza con cui si sta parlando e dal momento della giornata.

Possiamo dividere i saluti giapponesi in almeno 10 tipi come descritto di seguito:

  1. Ohayoo gozaimasu / Ohayoo (おはようございます / おはよう)

Ohayoo gozaimasu e ohayoo significano entrambi “buongiorno”, la prima versione, ohayoo gozaimasu, è una forma di saluto molto formale e rispettosa e viene utilizzata al mattino con le persone con cui non si ha confidenza o che richiedono rispetto particolare, lo sentirete ovunque entrando nei negozi od in ambienti con persone deputate ad assistervi, come sui mezzi pubblici e persino tra colleghi.

Anche il solo ohayoo significa “buongiorno”, ma è più informale e si usa con le persone con cui si ha più confidenza come amici e parenti.

  1. Konnichiwa (こんにちは)

Konnichiwa significa anch’esso “buongiorno, salve” ed è una forma di saluto più generica e non particolarmente formale che viene utilizzata da metà mattino fino a metà pomeriggio.

  1. Sayoonara (さようなら)

Significa “arrivederci” ed anche in Italia è ben conosciuto forse a causa dei film orientali, è utilizzato quando ci si congeda da una persona che si sa che non si rivedrà lo stesso giorno o per un periodo di tempo.

  1. Bai Bai / jaa Mata (バイ バイ / じゃあ また)

Le espressioni significano “a dopo, a presto”, e sono saluti molto informali che si usano fra amici quando prima di andarsene ed è abbastanza chiaro che “Bai Bai” derivi direttamente dall’inglese “bye bye” come neologismo assorbito da altre culture e per questo più in uso tra i giovani.

  1. Ittekimasu / itterashai (いってきます / いってらしゃい)

Ittekimasu e itterashai sono saluti informali da usare quando stiamo uscendo per una passeggiata o quando prevediamo di tornare presto, infatti, ittekimasu significa letteralmente “vado e torno” e itterashai “ci vediamo dopo”.

  1. Konbanwa (こんばんは)

Significa “buonasera” e viene utilizzato dopo che il sole è calato o comunque alla sera ed a differenza di altri termini si può usare sia con persone con cui si ha totale confidenza, sia con chi non si conosce, risultando persino non sgarbato utilizzarlo nei confronti di superiori perché dimostra il proprio rispetto in ogni caso.

Come curiosità, riportiamo che esiste una canzone dal titolo che suona molto simile a questa parola, ma non ha nulla a che vedere con essa, infatti il motivo gospel “Kumbaya”, che fu cantato persino da Joan Baez in un famoso concerto del 1962, deriva dall’afro-americanismo “Kum ba yah”, dal significato di “Come by here” (“vieni qui” o nella versione italiana “stai con noi”) la cui prima origine è sconosciuta e non collegata con nulla di rientale, combinazioni del cactus?

  1. Oyasuminasai (おやすみ なさい)

Questo è davvero un modo molto cortese di direbuonanotte” e si usa nello stesso modo che in italiano, ovvero quando si ha intenzione di andare a dormire congedandosi con gentilezza da amici, colleghi o parenti.

Ha una versione giovanile contratta in oyasumi.

  1. Tadaima/okaerinasai (ただいま/おかえりなさい)

Tadaima significa “sono tornato” e i giapponesi lo usano quando tornano da persone con cui ci si era congedati non troppo tempo prima, avendo per esempio usato ittekimasu o itterashai.

Okaerinasai corrisponde al nostro “bentornato” ed è la tipica risposta che potreste ottenere quando tornate da qualcuno dopo qualche tempo.

  1. Osewa (お世話、おせわ)

Questa è una espressione educata che si utilizza ricevendo una telefonata di lavoro da un collega o un cliente, mentre per rispondere al telefono in modo informale il corrispondente del nostro “pronto” è “moshi moshi” (もしもし).

  1. Otsukaresama desu (お疲れ様です、おつかれさまです)

Eccoci in fondo, questo ultimo tipo di saluto è davvero fondamentale nel rapporto di lavoro con colleghi e superiori giapponesi in tutti i contesti di lavoro, non ne esiste un suo corrispettivo in italiano, significa letteralmente “grazie per il tuo duro lavoro“ e si utilizza a qualunque ora del giorno quando si incontra un collega o un superiore, nonché quando si lascia il luogo di lavoro.

 

Gli inchini o Ojigi (お辞儀)

Ora il gioco si fa davvero serio e talvolta duro, sbagliare inchino può essere una grave offesa, quindi attenzione.

In Giappone esistono tipi differenti di inchini per usi e circostanze differenti, in ogni caso i giapponesi non si aspettano che i turisti conoscano bene l’etichetta nazionale, perciò, normalmente, basterà ricambiare l’inchino che ci viene rivolto per risultare sempre rispettosi, ma osservando il vostro interlocutore noterete certamente se vi rivolgerà solo un informale cenno chinando la testa, che può essere amichevole od offensivo per chi conosce l’etichetta, o vi riserverà un inchino più profondo e più lungo indicando grande rispetto, fino ad inchinarsi quasi a terra per le scuse ed a questo si deve davvero fare molta attenzione.

Non sono solo saluti

Gli inchini si usano in molte occasioni, con un inchino si ringrazia, ci si scusa o si fa prima di una richiesta generica o di un favore a qualcuno, inoltre nei negozi e nei ristoranti i clienti sono generalmente accolti dal personale con il saluto “irasshaimase” e un inchino, oppure, se sono occupati in altre faccende da cui non possono proprio distogliersi, diranno comunque immediatamente a voce alta ohayoo gozaimasu per dirvi che vi stanno accogliendo.

Alcuni anni fa, alcuni media americani hanno criticato l’ex presidente Obama indicandolo come un debole per essersi inchinato di fronte all’imperatore giapponese, ma, in Giappone, l’inchino non ha nulla a che fare con la sottomissione o la debolezza e ha tutto ha a che fare con la cortesia ed il rispetto, infatti mostrare questo tipo di rispetto per un giapponese non è sminuirsi, ma elevarsi, quindi non esitate mai a farlo.

Vediamo qualche tipo di inchino:

  1. Eshaku (会釈)

Questo inchino si fa generalmente inclinando il busto rispetto alla verticale di circa 15°, in questa posizione gli occhi dovrebbero guardare il pavimento a circa tre metri davanti ai propri piedi.

È una forma di saluto normale negli affari, solitamente eseguita tra colleghi con lo stesso status, o quando gesti più formali sono ritenuti superflui, come quando si incontra casualmente qualcuno per strada.

  1. Keirei (敬礼)

Questo è la variante più comune di ojigi negli affari, dà un’impressione più formale e rispettosa dell’eshaku, ma meno del saikeirei, l’ultimo tipo di ojigi.

Per convenzione, il keirei si esegue con un’inclinazione di circa 30° della parte superiore del corpo ed in questa posizione di inchino lo sguardo dovrebbe poggiare sul pavimento a circa 1 metro davanti ai propri piedi.

I possibili usi includono salutare i clienti, partecipare a una riunione e ringraziare i superiori al lavoro.

  1. Saikeirei (最敬礼)

Letteralmente significa “il gesto più rispettoso” e, come suggerisce il nome, è l’ojigi che mostra il massimo rispetto verso l’altra parte.

Prevede un’inclinazione ancora più profonda della parte superiore del corpo rispetto al keirei, tipicamente da 45° a 70°, e, poiché il saikeirei è usato solo in situazioni importanti, ci si aspetta che uno rimanga fermo nella posizione dell’inchino per un tempo relativamente lungo per mostrare rispetto e sincerità.

Si utilizza principalmente per salutare persone molto importanti, ci si scusa profondamente addolorati o si chiedono grandi favori.

Anche la posizione delle mani è importante quando ci si inchina, dagli uomini ci si aspetta che esse siano tenute in modo naturale su entrambi i lati delle gambe, mentre le donne posso porre una mano sopra l’altra al centro del corpo o da qualche parte sotto l’addome, un gesto che sembra nascondere pudicamente i genitali e che diventa molto sconveniente per gli uomini accentuando l’attenzione su di essi.

Per il cactus può bastare, ma se siete incuriositi dagli altri molti modi potete consultare questa pagina di Wikipedia (in inglese, la pagina italiana è molto meno dettagliata e quella giapponese…)

By Akuppa John WighamThe Bow, CC BY 2.0, Link

 

Il rispetto per il Meishi (“名刺”) o biglietto da visita

In tutto il mondo si usano biglietti da visita ed il Giappone non fa eccezione dove si chiama meishi, ma, a differenza di altrove, in questa nazione i bilgietti da visita sono qualcosa di più di un pezzo di carta stampata con il vostro nome e contatto, essi sono considerati parte dell’azienda o della persona che lo porge e quindi vanno trattati con egual riguardo, al punto che scambio di biglietti, detto meishi koukan (めいしこうかん o 名刺交換), è soggetto ad un vero e proprio cerimoniale che per un occidentale può sembrare divertente o imbarazzante, ma che per un giapponese può essere sconveniente e persino offensivo se chi lo porge o lo riceve non è sufficientemente rispettoso.

Impariamo quindi questa usanza che può esserci utile quando incontriamo persone con cui dovremo avere rapporti in futuro, siano essi di lavoro o personali.

Lo scambio dei biglietti

I giapponesi non si aspettano sempre che gli stranieri in visita di affari, o gaijin, conoscano questo rituale, ma conoscendolo faremo una prima buona impressione se sappiamo come e perché viene eseguito.

Lo scambio dei biglietti è generalmente la prima cosa che si fa quando ci si incontra la prima volta per affari e solo se non è già accaduto in precedenza per una qualche strana ragione, la cosa potrebbe avvenire successivamente.

La prima cosa da sapere è che lo scambio di biglietti da visita viene fatto ancor prima di sedersi a discutere ed in ogni caso i biglietti si scambiano sempre in piedi, mai da seduti ed è il visitatore o la persona che inizia l’introduzione dovrebbe normalmente presentare per primo il proprio.

Averne sempre in numero sufficiente

Quando sono presenti più persone ci si deve munire prima di iniziare la distribuzione di un numero di biglietti sufficienti per tutti, evitando così il gesto considerato imbarazzante di cercarne di nuovi ad ogni presentazione e far aspettare l’altra persona, assicuratevi quindi di avere sempre con voi un gran numero di biglietti, è possibile che si abbia bisogno di molti più di quanto si pensi e scambiare carte con più persone di quanto faremmo normalmente altrove.

Porgere il biglietto da visita

Ecco, quindi, che giunto il momento cruciale, in piedi di fronte all’interlocutore, dovremo afferrare il biglietto con entrambe le mani in modo che sia rivolto fronte in su nella direzione di lettura di chi ci sta di fronte.

Mentre si fa ciò è necessario presentarsi brevemente con qualcosa di breve e semplice come “Salve, mi chiamo Mario Rossi di Acme giocattoli, è un vero piacere fare la sua conoscenza”.

Nel porgere il biglietto si fa poi un inchino del tipo Keirei, come descritto in una sezione precedente, senza fare qualunque altre cosa in più che potrebbe essere considerata eccessiva, specialmente per un gaijin.

Può capitare che non essendo abituati ad inchinarsi si possa sbattere la testa contro la persona di fronte perché siete troppo vicini ad essa, questo può essere sia imbarazzante che divertente, ma anche se normalmente tutto passerà con una risata veloce e spensierata è sempre meglio evitarlo tenendo una certa distanza, anche perché l’altro, nel prendere il biglietto, farà lo stesso e potreste persino ferirvi con la capocciata.

In questo assurdo e remoto caso ricordate comunque di non NON toccare mai l’altra persona, specie sulla testa, e non accarezzarla, sarebbe il gesto peggiore che potreste fare in Giappone e concludere il vostro rapporto con essa.

Talvolta capiterà che dare e ricevere i biglietti da visita sia impossibile con entrambe le mani, questo accade se per caso entrambi i soggetti hanno il biglietto tra le mani lo stanno scambiando contemporaneamente. In questo caso, subito dopo aver scambiato le carte, il biglietto ricevuto va tenuto con entrambe le mani mentre ci si inchina e ci si prende qualche istante per leggerlo davanti alla persona che ve lo ha appena dato.

Mentre si dà la carta, la si maneggia sempre per gli angoli facendo attenzione a non coprirne le scritte e se si vuole mostrare un po’ di cortesia e rispetto in più quando le carte vengono scambiate contemporaneamente, si deve cercare di dare la propria carta leggermente più in basso della carta che ci viene porta.

Ricevere il biglietto da visita

Quando si riceve un biglietto da visita si deve prestare attenzione a quello che si fa, come lo si gestisce e si ripone.

Salvo casi fortuiti, si evita sempre di riceverlo con una mano sola cercando di usarle entrambe.

Una volta afferrato con entrambe le mani, fatevi scorgere a leggerlo subito brevemente senza affrettarvi a metterla via senza nemmeno dargli uno sguardo.

Assicuratevi di leggere il ruolo della persona, quindi riponetelo con cura o, ancora meglio, posizionatelo sul tavolo di fronte a voi quando vi siederete al posto assegnato.

Dopo l’incontro si può mettere via il biglietto, preferibilmente in un bel portacarte e non nel portafoglio e se non ne possedete uno riponetela con discrezione e cura in una tasca della camicia o del vestito, mai nella tasca dei pantaloni dove potrebbe accartocciarsi quando vi sedete.

Quando si ricevono biglietti da visita da uomini d’affari giapponesi è fondamentale ricordare di trattarli con la stessa cura e rispetto con cui si tratterebbe la persona che ve li ha dati, perché il modo in cui si tratta i bilgietti sarà considerato una sorta anteprima di come tratterete il vostro rapporto d’affari, per questo motivo per i bilgietti che si ricevono dai membri più giovani di un team giapponese va mostrato lo stesso rispetto che si mostra per il suo leader.

L’ordine dello scambio

La maggior parte delle volte, lo scambio dei biglietti avverrà in base all’anzianità o ruolo, permettendo alla persona più anziana o più importante di presentare per primo il proprio.

A volte, però, la persona più importante presenterà prima i suoi subordinati e poi presenterà il suo biglietto per ultimo, mentre altre volte una persona più giovane o qualcuno con una maggiore padronanza dell’inglese avrà il compito di iniziare e assicurarsi che il rituale di scambio dei biglietti proceda senza intoppi.

Oggigiorno non puoi sempre essere sicuro di dove ognuno si collochi nella gerarchia stabilendolo solo dall’ordine in cui sono presentati i biglietti da visita e nemmeno si può essere certi di chi prenderà l’iniziativa o parlerà di più durante questo rituale e durante le discussioni che lo seguiranno, a volte la persona più silenziosa può essere la persona più importante nella stanza, altre volte no, il che rende ancora più importante leggere il ruolo od il titolo scritto sui biglietti e far chiarezza già dal momento che qualcuno li presenta.

Inoltre, alcuni ruoli, come “direttore” o “manager”, possono essere troppo vaghi e generici per poter sapere chi tra i presenti è più anziano o più giovane e, se questo non viene detto in modo esplicito, dovrete capirlo da molti altri fattori perché in Giappone l’età è un altro fattore di rispetto e se non siete in grado di effettuare una vostra classifica prima, durante o subito dopo il primo incontro, sarà sempre meglio chiedere che presumere erroneamente.

Stringersi la mano

Mentre l’inchino permette il cerimoniale dello scambio dei biglietti senza intoppi, la stretta di mano lo rende difficoltoso o persino può impedirlo ed anche se la stretta non è in voga tra i cittadini comuni, gli uomini di affari giapponesi odierni sono abbastanza a loro agio nel stringere la mano nei saluti e negli addii, così ci sono tre possibili scenari che è possibile incontrare durante il primo incontro e lo scambio di biglietti da visita: solo inchinarsi, solo stringere la mano e sia inchinarsi che stringere la mano.

Non potendo sapere quale caso incontreremo dovremo essere preparati a tutti e tre, lasciando che sia il nostro ospite giapponese a decidere rimanendo flessibili e preparati a seguire il suo esempio.

Nel caso della stretta di mano, interferendo questa con il rituale dello scambio, normalmente accade la stretta avvenga per prima mentre vengono fatte presentazioni verbali, effettuando lo scambio e l’inchino immediatamente dopo.

Riassumendo

Sebbene non ne siamo abituati e classifichiamo questi gesti spesso superflui o non come un reale segno di rispetto, per un giapponese sono importanti e seguire la corretta etichetta dimostrerà grande sensibilità, cortesia e rispetto per l’individuo e la sua cultura e sarà anche un’opportunità per fare una prima impressione migliore e più duratura per costruire e mantenere un rapporto di fiducia e di successo, un inchino tempestivo e correttamente eseguito e uno scambio regolare di biglietti da visita faranno sicuramente guadagnare dei punti quando si avrà a che fare con i giapponesi.

Un’ultima cosa da tenere a mente è che tutto quanto detto sopra potrebbe cambiare in fretta a seconda delle circostanze, le tradizioni giapponesi si stanno oggi erodendo e sempre più giapponesi acquisiscono familiarità e si sentono a proprio agio anche con le usanze occidentali, pertanto, si potrebbero incontrare situazioni in cui gli stessi giapponesi potrebbero non seguire le proprie usanze quando trattano con gli occidentali.

Si deve quindi essere sempre flessibili e pronti ad adattarci rapidamente, la cosa più importante da ricordare è di essere sempre educati e rispettosi in tutte le occasioni, ogni contatto per i giapponesi non è solo uno scambio di biglietti da visita, di informazioni o altro, ma un’occasione ed un modo per mostrare e valutare il reciproco rispetto.

Dettaglio da foto di Kousuke Sekidou from Osaka, Japan – 知的財産実務研修;, CC BY-SA 2.0Link

 

Evitate il Keigo (敬語) (linguaggio speciale)

Se vi preparate ad andare in Giappone è possibile abbiate studiato alcuni rudimenti di keigo (敬語 letteralmente “lingua di rispetto”), il linguaggio onorifico giapponese che viene spesso insegnato nelle scuole di lingue agli stranieri per aiutarli ad enfatizzare il rapporto interpersonale fra gli interlocutori.

Il suo uso varia in relazione all’età, alla posizione sociale e al grado di intimità esistente e può essere usato per esprimere alternativamente un atteggiamento di rispetto, umiltà, intimità o distacco e pur tuttavia, nonostante sia nato per essere utilizzato nei discorsi in lingua giapponese educati e rispettosi, nella pratica è molto difficile da padroneggiare se non siete di madrelingua giapponese.

In particolare, dato che il suo uso è possibile sia per cortesia che per distanza, usarlo male o nella occasione sbagliata potrebbe offendere i propri interlocutori e per questa ragione è sempre consigliabile un atteggiamento modesto non mostrandone una particolare conoscenza limitandovi, se del caso e trascinati nel soggetto, a menzionare che ne conoscete l’esistenza ed alcune parole senza per questo essere in grado di usarlo.

I giapponesi apprezzeranno la sincerità e la modestia potendovi eventualmente dare alcuni ragguagli colloquiali e comunque non proveranno alcuna confusione o avversità nei vostri confronti per questo, in fondo siete stranieri.

Dettaglio da foto di IAEA Imagebank da Flikr

 

 

 

A tavola

I vegani non sono previsti

Nella cultura gastronomica giapponese vi è un vasto numero prelibatezze, non solo sushi, quindi, ma nei vari tipi di cibo e stili di cucina c’è una costante: la carne animale.

Nei fatti è quasi impossibile consumare un pasto completo in Giappone senza trovare nel piatto alcun prodotto di origine animale, anche i cibi più semplici e veloci contengono sempre carne o ragù od al massimo uova e latte e questa potrebbe rappresentare una sfida davvero difficile per un vegano.

 

Usare bene le bacchette

In Giappone, come in molti paesi asiatici, vi sono complesse varietà di cibi e di piatti, per quasi tutti, però, esiste una sola modalità per afferrarne il contenuto: le bacchette.

Certo, anche per i giapponesi alcuni cibi sono più difficili da maneggiare rispetto ad altri, ma per noi occidentali l’operazione potrebbe talvolta apparire impossibile, in questi casi una cosa da non fare mai è infilzare il cibo con i bastoncini per prendere qualcosa dal piatto.

Al posto di questo gesto considerato quasi sacrilego, osservate i commensali e cercate di imparare da loro perché sarà davvero difficile che possiate trovare disponibili anche delle posate occidentali, vedrete che con il tempo e l’esercizio non sarà presto più un problema.

Inoltre non scordate mai che le bacchette servono solo per cibarsi e per questo non possono essere utilizzate per altre cose, come indicare una direzione o persino essere anche solo agitate sul cibo perchè si ritiene che possano trasportare residui di saliva.

Anche le bacchette sono una parte culturale del Giappone che quindi dovrebbe sempre essere trattato con il dovuto rispetto, giocarci o usarlo inutilmente può facilmente essere considerato offensivo.

Foto di Mike W. da Flikr

 

Pulire il viso con l’Oshibori (tovagliolo caldo)

L’oshibori (おしぼり) è un asciugamano umido che viene offerto ai clienti di ristoranti e locali giapponesi e cinesi, lo avrete visto anche da noi, e viene usato per pulirsi le mani prima di mangiare o durante il pasto senza doversi alzare da tavola.

L’oshibori assolve solo a questo compito, ovvero di pulire le mani e le dita prima di depredare un pasto e dopo l’uso va tenuto in disparte sul tavolo, ogni altro uso, come pulirsi il viso o addirittura usarli come tovagliolo mentre si mangia, è considerato inappropriato e maleducato, quindi almeno in Giappone evitate di farlo.

By Chris 73 / Wikimedia Commons, CC BY-SA 3.0, Link

 

I noodles si mangiano con il risucchio

Contrariamente a quanto succede nelle nostre culture occidentali, quando si consumano i noodles in Giappone si deve sempre far rumore risucchiandoli in bocca.

Questa è considerata una pratica educata perché significa che il pasto è gradito, al contrario mangiare senza emettere alcun suono, può essere considerato un gesto con il quale si dice che il cibo non è buono.

Il ramen (ラーメン), la tipica zuppa giapponese a base di spaghetti di frumento serviti in brodo di carne e/o pesce, sono spesso fumanti ed anche bere dalla scodella non è considerato maleducato, al contrario tutti sanno che aiuta anche a rinfrescare il pasto per evitare di bruciare la lingua, quindi non sentitevi limitati nel farlo.

In ogni caso, anche se bere dalla scodella e fare rumore (moderatamente) non è considerato maleducato, al contrario di alcuni altri paesi asiatici qui ruttare a tavola è del tutto inaccettabile.

Foto di John Hayato da Flikr

 

Cosa dire a tavola

Anche nei modi di parlare al ristorante o durante i pasti i giapponesi sono speciali ed esistono due differenti parole che descrivono un mondo intero, sono Itadakimasu e Gochisoosama vediamole nello specifico:

  • Itadakimasu (いただきます “Ricevo umilmente”)

Le buone maniere sono tenute in grande considerazione in Giappone e le piccole cose possono fare una grande differenza, una di queste occasioni è prima di un pasto che si sa vi verrà offerto, come si fa?

La cosa più comune è dire “itadakimasu”, che si traduce approssimativamente in “ricevo umilmente”, ed anche se può sembrare differente, questo è un modo di fare culturale e per nulla religioso, quindi tutti se lo aspettano.

Nel farlo si tengono le mani tenute insieme come quando si prega, gesto che si fa spesso ringraziando.

Foto di Keatl da Flikr

Itadakimasu (いただきます) ha un significato molto complesso che noi occidentali possiamo tentare di semplificare in “buon appetito” anche se, in realtà e come detto, ha una traduzione molto più simile a “lo accetterò umilmente“.

Ma anche queste traduzioni non sono sufficienti a rivelarne il vero e più profondo significato tradizionale, perchè l’espressione ha lo scopo di onorare tutta la filiera di cose e persone coinvolte nella preparazione del pasto, dagli agricoltori o pescatori che hanno fornito le materie prime chi lo ha preparato, inclusi i propri familiarti, oltre alla gratitudine verso gli animali e le piante che sono stati sacrificati.

L’espessione ha chiare origini nella religione buddista giapponese, anche se in tempi recenti, sebbene resti molto simile ad una vera e propria corta orazione detta prima di mangiare come fanno anche molte popolazioni occidentali, ha acquisito un valore più tradizionale che religioso, con la grande differenza che i giapponesi non ringraziano solo Dio, ma tutti coloro che hanno contribuito alla preparazione del vostro cibo.

Mentre noi diciamo “buon appetito” per augurare agli altri commensali un pasto piacevole, “Itadakimasu” esprime la gratitudine che ognuno prova personalmente per la fonte del cibo anziché sui semplici ingredienti.

Ma non è tutto, se anche dalle nostre parti nessuno dovrebbe cominciare a mangiare prima che tutti i commensali siano presenti a tavola ed abbiano ricevuto il loro cibo, oltre a pronunciare “Itadakimasu” nella cultura giapponese si deve attendere che lo faccia la persona con la posizione più alta del gruppo. Questa potrebbe essere il datore di lavoro, la persona più anziana, il capofamiglia, una autorità pubblica o comunque qualcuno da rispettare più degli altri secondo le graduatorie di importanza giapponesi che non sono sempre per noi così ovvie.

Infine, dopo l’Itadakimasu ed aver atteso che la persona più importante dia inizio al pasto, anche finire tutto ciò che ci viene portato è considerato un evidente segno di riconoscenza verso gli esseri viventi che sono stati sacrificati per il pasto, così come insegnato dal buddismo.

Non sarà raro, quindi, scorgere persone, anche sole, che pronunciano Itadakimasu persino chiudendo gli occhi ed unendo le mani come in preghiera per unire la gestualità all’intenzione.

  • Gochisoosama (ごちそうさま “Grazie per il pasto”)

Se iniziare il pasto vi è sembrato difficile non sapete ancora come finirlo, dopo averlo consumato, infatti, è buona norma dire “Gochisōsama” (Gochisoosama)

L’espressione completa sarebbe “Gochisōsama deshita”, ma è ammesso il più informale “Gochisōsama”, e letteralmente assume il significato di “è stato un grande lavoro (preparare da mangiare)“.

Il termine trova le sue origini nell’antico 馳走 (“chisō”), traducibile come “correre avanti e indietro a cavallo” e che indicava il fervere dei preparativi per accogliere con dignità un ospite importante, sopratutto in tempi in cui non era facile procurarsi le materie prime, ed è diventato con il tempo un sinonimo di ospitalità, facendo si che la frase intera “Gochisōsama deshita” possa essere interpretata come “grazie per aver preparato il pasto; è stata una gioia per il mio palato”.

Anche questo termine, come con “Itadakimasu“, non si ferma al semplice ospite, ma vuole ringraziare tutti e tutto ciò che ha permesso il pasto, compreso il cibo stesso, così che non dire “Gochisosama” a fine pasto può far sembrare scortese o addirittura ingrato.

Se vi offrono un pasto, quindi dire “Gochisosama” sembra scontato, ma la stessa espressione è rivolta anche a chi lo ha preparato, quindi se siete al ristorante non è fuori luogo dirlo anche al personale, se la cucina non è aperta, non serve spingersi fino in cucina per farlo, in quel caso è sufficiente dire “Gochisosama-deshita” all’atto del pagamento o come ultimo saluto prima di andarsene.

In Giappone è usanza comune che il personale di qualsiasi negozio saluti i propri clienti mentre questi escono, quindi con molta probabilità se ricambi con questa frase al risptorante sarà molto apprezzato.

Infine, non è raro che le persone dicano persino a se stessi Gochisoosama quando preparano e mangiano i propri pasti, per noi occidentali può sembrare un po’ strano “ringraziare” se stessi per il proprio pasto, ma essendo una forma di rispetto la vita e la natura, in effetti si tratta di una sorta di preghiera finale, un modo per dimostrare apprezzamento per il cibo e il pasto che si è consumato indipendentemente dal fatto che sia stato preparato da noi stessi o da altri.

 

Attenti alla mancia

In molte nazioni è obbligatoria, come negli USA dove le mance costituiscono lo stipendio di molti lavoratori, in altri è facoltativa ed in ogni caso la quantità delle mance quasi ovunque indica la dimensione del nostro gradimento per il servizio ottenuto, in Giappone, invece, è tutta un’altra cosa.

La mancia in genere non si usa in Giappone, lasciandola puoi addirittura causare disagio e confusione e nei ristoranti viene generalmente addebitato sul conto finale un supplemento per il servizio, per cui, dare una mancia in questo stato può essere considerato non solo maleducato, ma anche altamente degradante per chi la riceve, la cultura giapponese, profondamente radicata nella dignità della persona, nel rispetto del prossimo e nel duro lavoro, considera inaccettabile ricevere ulteriore denaro per un servizio che deve per principio essere perfetto.

Può persino capitare di vedere qualcuno che rincorre un cliente solo per restituire una mancia che gli è stata data, immaginando ad un errore nel conteggio del denaro, quindi cosa fare se abbiamo gradito il servizio ricevuto al punto da sentirci indotti a gratificare chi lo ha fornito?

La cosa migliore è ringraziare facendo capire quanto siamo stati contenti, ma in casi estremi un piccolo regalo può essere accettabile, quindi, sebbene qui la fantasia debba essere personale, nel caso vogliare distribuire manche p

reparatevi per tempo comprando qualcosa che ritenete gradevole da offrire per un servizio reso, un gadget simpatico o un ricordo.

 

Siete pronti? Bene, allora nell’ultima sezione troverete qualche interessante curiosità aggiuntiva…

 

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